Diana Letizia
Dalle pitture rupestri alla prima foto su Instagram: così i cani hanno cambiato la società
Aggiornamento: 4 nov 2020

Nello scatto, accanto a un piede, si vede il muso di un cane. Il volto simpatico e gli occhi curiosi puntati verso uno smartphone da cui inizierà la storia di uno dei Social network più diffusi nel mondo. Dall’altra parte dello schermo c’è Kevin Systrom, che diventerà il CEO di Instragram. Il piede è della sua fidanzata e sono in vacanza in Messico.
Di questa foto, comparsa qualche mese prima del lancio ufficiale avvenuto nell’ottobre del 2010, si sanno alcune cose e tanto è stato già scritto. E’ stata principalmente oggetto di curiosità, ricerche e analisi legate all’aspetto tecnologico e tecnico di uno strumento che poi ha decisamente modificato le relazioni umane. Ancora più importante, però, è ciò che è accaduto a livello culturale da quella immagine in poi.
Mentre ancora si discute tra “nerd” se sia stato effettivamente il primo scatto in assoluto a comparire su quella che all’epoca si chiamava “Codename”, ciò che è acclarato è che quella foto ha dato il via a un cambio radicale delle abitudini nella vita quotidiana a livello globale rispetto alle relazioni interpersonali, con il lancio di un’App che dalla “vita digitale” ha invaso la sfera reale e viceversa. Determinando poi uno stravolgimento nel modo di rapportarsi tra gli esseri umani, tanto che Instagram si è poi trasformata in uno strumento che è andato ben oltre le intenzioni dei fondatori che avevano dato vita a un Social il cui scopo era la condivisione di fotografie lì dove Facebook era abbastanza carente, all’epoca, da questo punto di vista.
Chi era il cane nella prima foto postata su Instagram?
Nell’anno del decennale quel muso però racconta anche altro e parla di un rapporto unico tra due specie che va avanti da migliaia di anni. In realtà, però, del vero protagonista dell’immagine si sa poco. “Eravamo in vacanza in Messico e decisi che volevo migliorare l’applicazione dei filtri e così scattai la foto di quel cane vicino a un bancone di taco”. E’ questa la frase che viene sempre riportata in vari siti, italiani e stranieri, che citano le parole di Systrom quando gli è stato più volte chiesto di raccontare la genesi della nascita della sua App. Una ricerca più specifica su quel quattrozampe, invece, lascia perplessi sulla certezza diffusa che si trattasse di un randagio, lì dove il collare che si intravede fa pensare a un cane che comunque potesse avere un umano di riferimento. Altre foto, poi, che nel tempo si sono succedute nel profilo del fondatore di Instagram, hanno spesso mostrato il cane di famiglia. Ma Dolly, questo il suo nome, sembra essere arrivata nella vita di Systrom dopo quello scatto in Messico e probabilmente la sua presenza fissa nello stream del fondatore ha poi generato confusione rispetto a quel primo scatto, tanto che in altri link si trovano riferimenti al cane messicano che viene indicato della razza di Dolly, un Golden Retrivier.
Dalle pitture rupestri agli egizi e i romani fino a Instagram: così un cane è simbolo ancora del rapporto unico tra cani e umani
Lì dove la ricerca si ferma dunque di fronte alle poche informazioni reperibili sul Web, in realtà l’aspetto che qui si intende mettere in rilievo è che ancora una volta è un cane a rappresentare per gli esseri umani un soggetto degno di diventare simbolo di un nuovo elemento della nostra evoluzione, in realtà costantemente condivisa con un’altra specie.
Il cane postato su Instragram è, infatti, ennesimo emblema di un grande cambiamento nei costumi degli esseri umani che ci mostra però puntualmente quanto il legame stretto con i cani sin dagli albori della nostra specie, ancora oggi, sia fondamentale. Una relazione che è quasi data per “scontata”, tanto da non aver determinato appunto ricerche o altre domande su chi davvvero fosse. Eppure la storia ci insegna che il rapporto con i cani ha da sempre cambiato il nostro modo di vivere come homo sapiens e non ha contribuito solo a modificare il comportamento dell’animale ma anche il nostro, come del resto etologi e antropologi moderni in tanti studi hanno evidenziato negli ultimi anni secondo teorie che parlano appunto di co-evoluzione delle due specie.
Lo scatto del cane accanto al piede della fidanzata di Systrom, in fondo, è qualcosa che abbiamo già visto, che fa parte della nostra memoria genetica ed è appunto talmente ancestrale per noi esseri umani che alla fine, quando guardiamo quel muso, poco ci interroghiamo.
Del resto, come potrete vedere nella foto gallery a seguire, quanto è diverso un post su Instagram dalle antichissime pitture rupestri che sono state ritrovate nel 2017 nell’area di Shuwaymis in Arabia Saudita?. Quel disegno, che risale a più di ottomila anni fa, già ci mostra chi ci era accanto e non solo raffigura una scena di caccia a cui partecipano tredici cani ma mette in evidenza proprio un primo esempio di “addomesticamento” con due animali legati a una sorta di guinzaglio.
Il viaggio nel tempo che mostra questa lunga storia d’amicizia che arriva ai nostri tempi da Social network, ha tappe che toccano comunque praticamente tutte le epoche.
Risale a 4000 anni fa, e anche questo è solo uno dei tanti esempi, il disegno su un muro di una tomba a Beni Hassan, in Egitto, che mostra un cacciatore che porta al guinzaglio un cane (in basso) e una mangusta egiziana (in alto) come si può vedere nsempre ella gallery a seguire.
Famosissimo, poi, sebbene tanti non ne conoscono le origini ma lo vedono spesso sui cancelli delle case di tutto il mondo, il mosaico ritrovato a Pompei nella “casa del poeta tragico” con la scritta Cave Canem (“attenti al cane”) e risalente alla fine del I secolo a.C.
O, ancora, la quantità di ritratti con cane accanto che nel Rinascimento ritraevano donne e uomini importanti, come il ritratto di una nobildonna dipinto da Lavinia Fontana intorno al 1580 che raffigura una giovane bolognese che si è appena sposata.
Con un deciso salto di epoche, arriviamo anche a Paul Gauguin, con una tela del 1888 intitolata “Natura morta con tre cuccioli, al capolavoro “Poker Game, l'opera di Cassius Marcellus Coolidge del 1910 e fino al dipinto dell’artista newyorkese Dan Witz “Fighting dogs” del 2002, che ha ispirato anche la regista Halima Ouardiri che ha vinto l’Orso di cristallo all’ultima Berlinale con il suo “Clebs”, un lungometraggio in cui mostra la privazione della libertà dei randagi in Marocco in un canile a causa dell’indifferenza degli esseri umani alla possibilità di una convivenza serena tra le specie che abitano il Pianeta.
Un lungo viaggio, dunque, che di certo non finisce con lo scatto del cane messicano diventato famoso perché “postato” come primo soggetto su Instagram ma che, anzi, ogni giorno con milioni di foto di cani che vengono condivise sui Social ci fa capire l’importanza dei cani nella nostra vita. E, soprattutto, di quanto questa relazione sia parte fondamentale della nostra storia come esseri umani collegati ad una specie di cui dovremmo sempre ricordare quanto ci ha insegnato.
Così, forse, potremmo allora restituire anche al “canetto messicano” di Systrom una sua storia personale, degna di essere raccontata tanto quanto il mezzo attraverso il quale è stata diffusa la sua immagine.