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  • Immagine del redattoreDiana Letizia

I randagi comprendono i nostri gesti: la ricerca sulle capacità cognitive e emozionali dei cani

Aggiornamento: 4 nov 2020



I cani comprendono i nostri gesti. Tutti: anche i randagi che non hanno mai avuto contatti stretti con gli esseri umani hanno una predisposizione a capire determinate indicazioni senza che vi sia bisogno di alcun "addestramento".


E' il risultato di una ricerca condotta dall’Istituto indiano di Educazione e ricerca scientifica di Calcutta, pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology (qui la review completa in inglese). Lo studio si basa sull’analisi del comportamento dei randagi di diverse città indiane, ai quali i ricercatori hanno avvicinato due ciotole, indicandone solo una. Circa il 50%degli animali ha scelto di non avvicinarsi (i ricercatori suggeriscono che la motivazione sia da rintracciare in precedenti esperienze traumatiche con gli esseri umani) ma circa l’80 per cento dei restanti ha interpretato correttamente il segnale, avvicinandosi alla ciotola indicata.


L'introduzione della ricerca


«I cani sono una delle specie più comuni che si trovano come animali domestici e vi è un'ampia ricerca sulla loro socializzazione con gli umani. Uno degli argomenti più importanti sulla cognizione del cane riguarda la loro capacità di comprendere e rispondere ai gesti degli esseri umani quando indicano qualcosa. Le notevoli capacità sociocognitive dei cani da compagnia, mentre interagiscono con gli umani, sono abbastanza riconosciute. Tuttavia, gli studi riguardanti i randagi sono molto carenti. Le interazioni di questi cani con l'uomo sono piuttosto complesse e multidimensionali. Per la prima volta, abbiamo testato 160 randagi adulti per capire la loro capacità di seguire indicazioni complesse degli esseri umani usando segnali di puntamento distali, sia dinamici che momentanei. Abbiamo scoperto che questi cani sono in grado di seguirli per individuare ricompense di cibo nascoste. Tuttavia, circa la metà della popolazione testata ha mostrato una mancanza di interesse a partecipare anche dopo aver familiarizzato con successo con il setup sperimentale. Un'ispezione più ravvicinata ha rivelato, però, che ciò sia dovuto a stati comportamentali ansiosi degli individui. Infine, abbiamo confrontato i risultati utilizzando i dati di uno studio precedente. Abbiamo scoperto che i randagi seguono gli indizi distali in modo più accurato rispetto all'indicazione prossimale. Partiamo dal presupposto che le esperienze di vita con gli esseri umani probabilmente modellano le personalità dei cani, che a loro volta influenzano la loro reattività ai gesti comunicativi umani».


Cosa vuole accertare lo studio


Lo studio vuole accertare la capacità innata dei cani di comprendere gesti complessi semplicemente osservando le azioni degli esseri umani. «I cani sono stati addomesticati 10.000-15.000 anni fa, rendendoli probabilmente i più vecchi animali domestici del pianeta. Abbiamo pensato che fosse abbastanza sorprendente che i cani potessero seguire un gesto astratto come una momentanea indicazione», ha dichiarato Anindita Bhadra, dell’Istituto indiano di educazione e ricerca scientifica di Calcutta,responsabile del progetto di ricerca.

«Non era ancora chiaro fino a che punto il "tratto di obbedienza" fosse penetrato nella psiche canina e se fosse diventato innato o necessitasse di ulteriore addestramento. Il fatto che siano in grado di osservare gli umani e prendere una decisione in base alla loro comprensione della situazione dimostra la loro intelligenza e adattabilità. Dobbiamo capire che i cani sono animali estremamente svegli, sono in grado di capire il nostro linguaggio del corpo, possono coesistere con noi», ha sottolineato la ricercatrice secondo quanto riportato dall'agenzia Agi che ha dato la notizia in Italia.

Lo studio del team indiano sposta l'attenzione anche nel mondo della scienza sull'aspetto dell'importanza del rispetto e della necessaria empatia verso un’altra specie per ridurre molti conflitti tra umani e animali. In particolare, proprio il tema della convivenza con i randagi nei luoghi del Sud del mondo (Italia meridionale compresa) è sempre di più al centro di studi e approfondimenti che affrontano il rapporto interspecie anche dal punto di vista della relazione per riuscire a trovare soluzioni non violente nella gestione del randagismo. 


Il riconoscimento delle capacità cognitive e emozionali dei cani


Due sono i documentari multimediali che Il Secolo XIX ha realizzato sul tema: il viaggio a Taghazout, un piccolo paese di pescatori nel sud del Marocco all'indomani di un massacro di randagi perpetrato dalle autorità locali che ha stravolto un programma di interventi rivolti alla loro tutela e a quella della popolazione locale (vaccinazioni, sterilizzazioni e cura degli animali liberi) che aveva portato a miglioramenti anche per la società civile (raccolta differenziata, numero controllato di cani sul territorio, maggiore attenzione alla salute pubblica tra le altre cose) e il reportage dal Costa Rica all'interno del Territorio de Zaguates, un santuario sulle colline di San Josè in cui vivono liberi più di 1500 cani salvati da situazioni di abbandono, maltrattamenti e abusi. 

In entrambi i "Web Doc" il concetto di relazione ma soprattutto della capacità dei cani di comprendere gli esseri umani facendo leva sulle proprie competenze cognitive emerge chiaramente attraverso il racconto delle persone che sono per lavoro o per passione a stretto contatto proprio con i randagi.

«Il cane è conosciuto come il migliore amico dell'uomo - scrive proprio la Bhadra per presentasi su Researchgate - Molta ricerca scientifica si concentra sulla comprensione della loro fisiologia e psicologia, ma non c'è quasi nessuna ricerca sui cani nel suo stato intrinseco in natura. Io lavoro sui cani randagi in India: un eccellente "modello" per l'ecologia comportamentale, per affrontare le questioni relative al loro comportamento e alla loro ecologia. Il mio fine è conoscere e comprendere l'evoluzione del rapporto cane-uomo».


Video - Chi è Anindita Bhadra: un'intervista in inglese in cui spiega la sua storia personale e ciò che l'ha portata a diventare una ricercatrice nel campo dell'etologia dei cani di strada





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