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  • Immagine del redattoreDiana Letizia

"Noi possiamo entrare!", la guida nel mare magnum delle leggi sugli animali d'affezione

«Salvatore, chi è il cane per te?». Inizia da questa domanda l'intervista (qui in forma completa sul sito de Il Secolo XIX) a Salvatore Cappai, avvocato sardo, che ha pubblicato "Noi possiamo entrare!": un libro dalla lettura semplice e scorrevole, in cui si affrontano situazioni concrete che capitano nella vita di ogni persona che abbia deciso di vivere con un cane: dalla gestione dei rapporti condominiali all'accesso alle spiagge, passando per tematiche più complesse come il fenomeno del randagismo nelle regioni del sud Italia.


«Filosoficamente, per me il cane è un animale, esattamente come lo sono io e come lo siamo tutti noi esseri umani - risponde l'avvocato che ha deciso di raccogliere non solo riferimenti a testi normativi ma anche testimonianze dirette di chi opera nel campo della cinofilia a vario titolo - Con questo non voglio sminuire né l’uno né noi altri. Anzi, mi sembra un concetto alto e di grande giustizia. Quando guardo un cane negli occhi io vedo un altro, un pari che merita assoluto rispetto e con il quale si può instaurare un rapporto di vero affetto. Parlando invece di concetti meno astratti, penso che le solite frasi che si dicono siano assolutamente vere ma sempre espressione di un pensiero troppo antropocentrico: il cane è il migliore amico dell’uomo, un cane è fedele e non ti tradisce, ecc. Si parte sempre dal fatto che queste caratteristiche sono positive perché soddisfano esigenze umane».


Questa la premessa fondamentale che ha portato l'avvocato a scrivere un libro in cui provare a fare un po' di chiarezza in un corpus normativo molto frammentario per riuscire a dare

una visione d'insieme di un quadro non uniforme che meriterebbe maggiore attenzione da pate del legislatore. Ciò che emerge con chiarezza, infatti, è che non vi sia ancora un indirizzo generale rivolto in primis alla cura del benessere animale, e dei cani nello specifico, nel considerarli come soggetti dotati di individualità e titolari di diritti a prescindere dall'essere umano. A seguire alcuni estratti dell'intervista online su Il Secolo XIX.


Il titolo del suo libro è: “Noi possiamo entrare!”. Ma è davvero così? 

È un titolo evocativo che richiama quei cartelli che troviamo esposti in tanti locali dog-friendly e, più in generale, pet-friendly. Si tratta di un auspicio in realtà che, per fortuna, lentamente si sta avverando ma non su tutto il territorio nazionale: la normativa cambia tanto da luogo in luogo. Siamo di fronte alla legislazione più frammentaria che possa esistere. Sull’accesso degli animali nei luoghi pubblici, aperti al pubblico, locali privati e così via esistono infatti una miriade di normative diverse. Questo perché lo Stato delega a Regioni e Comuni quasi tutta la regolamentazione sul punto. In pratica il cittadino, per essere sicuro di agire nel lecito, deve informarsi di volta in volta a seconda del posto in cui si trova. 


Perché scrivere un libro su questo tema? 

L’idea di scrivere questo libro nasce quando è arrivata Gaia, un tenero cucciolo di Jack Russel che ha cambiato completamente il mio rapporto con i cani e con gli animali in generale. L’obiettivo che mi sono posto è quello di informare sensibilizzando. Per questo accanto alla normativa, spiegata in maniera semplice per tutti, ho inserito racconti carichi d’affetto e partecipazioni di persone che salvano i cani ed altri animali e di altre che da loro sono state salvate. 


Quanta poca conoscenza c’è delle leggi in materia animale da parte di chi ha un cane?

Per quanto riguarda la conoscenza delle leggi, purtroppo, abbiamo ancora tante lacune. Il legislatore, come detto, non ci aiuta e, in più, girano anche sul web tante informazioni false o distorte che non fanno il bene dei cani e degli animali in generale.Nel mio piccolo tento di fare chiarezza anche con verità che sono scomode e che i proprietari digeriscono con difficoltà.


Chi è il cane per il nostro ordinamento giuridico? Che diritti ha?

Più che “chi è il cane?”, ahimè, sono costretto a rispondere alla domanda “cos’è il cane?”. Infatti, per il nostro ordinamento ed in particolare per il diritto civile un cane è un bene mobile, un oggetto. Niente di diverso da un tavolo o da una sedia. Qualche passo in più è stato fatto nel campo del diritto penale, il quale, ispirandosi alla normativa comunitaria, riconosce agli animali la natura di esseri senzienti. Latita, purtroppo, la nostra Carta Costituzionale che non menziona affatto gli animali né l’importanza del rapporto tra questi e le persone. A livello di tutele, devo dire che negli ultimi trent’anni ne sono state introdotte tante.  Un piccolo passo avanti in materia civilistica, ad esempio, è l’impignorabilità dei cani. Nel diritto penale, poi, l’uccisione, il maltrattamento, l’abbandono di un cane sono tutti reati puniti con pene severe. Forse potrà meravigliare l’idea che il delitto di uccisione di un animale nel nostro Paese è stato introdotto, come reato autonomo, soltanto quindici anni fa. C’è da riflettere, no? È importante comunque constatare che pian piano le tutele, da semplici diritti del proprietario nei confronti di un proprio bene, si stanno spostando verso il cane in quanto essere meritevole di protezione.


L'intervista completa online su Il Secolo XIX

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