Diana Letizia
“Piacere di conoscerti”: così scopro i bisogni, i desideri e le emozioni del mio cane
Aggiornamento: 20 feb 2019

Genova - Dieci milioni di cani registrati nel 2017 in Italia secondo l’ultimo rapporto Eurispes. A Genova un cane ogni tre famiglie. Ma chi è davvero questo animale che entra a far parte della nostra vita? Per saperlo sarebbe utile approcciare a lui come si fa con un individuo della stessa specie, con la mente aperta e una sola affermazione, detta con la consapevolezza adeguata al ruolo importantissimo che avrà nel nostro quotidiano: “Piacere di conoscerti”. Questo è il titolo del libro, edito da Tea e in uscita il 17 gennaio, della veterinaria comportamentalista Elena Garoni, esperta di educazione e istruzione cinofila, docente all’Università di Parma.
Il suo libro a chi è rivolto?
Il numero dei cani di proprietà è un trend partito all’inizio di questo secolo, quando però non si viveva ammassati nelle città. Ora il bisogno di avere un soggetto non umano con cui condividere la vita è aumentato ma gli spazi si sono ridotti. Avere un cane è una scelta che va fatta con gioia ma con tanta consapevolezza. E’ un libro per coloro che hanno deciso di compiere un passo che spesso viene confuso con l’idea diffusa secondo cui “il cane fa stare bene” ma ci si dimentica quali sono le sue motivazioni. Bisogna considerare che per costruire un rapporto ci deve essere un cambiamento profondo da parte dell’umano. E’ rivolto così a chi decide di prenderne uno sapendo che la vita non sarà più la stessa: un cane la cambia.
Lei spiega l’importanza di conoscere le “motivazioni di razza”. Che cosa sono e perché sono così importanti?
La parola motivazione contiene due concetti: desiderio e bisogno. Non si tratta di velleità: il cane ha un desiderio e ha bisogno di vederlo soddisfatto. Se io ho un cane che ha un’alta motivazione territoriale come un rottweiler - per fare l’esempio su una razza che, come tutte le altre, ha delle caratteristiche specifiche perché noi umani abbiamo operato la selezione - lui naturalmente avrà il desiderio di preservare le mura domestiche. Così alcuni potranno entrare e altri no. Ma questa motivazione non c’è solo in casa. Quando passeggiamo per la città, ci sono dei confini che lui definisce, ad esempio se ci fermiamo in un parco: io leggo il giornale tranquilla e in lui, da bravo molosso, emerge di nuovo la motivazione territoriale e traccia i suoi confini. Chi si avvicina verrà avvertito di stare fuori con uno sguardo, una postura, una vocalizzazione: i cani comunicano sempre. Un rottweiler a cui non è permesso di esprimersi va in frustrazione, non è un dispetto che fa a noi ma è appunto un pezzo della sua personalità. Noi dobbiamo sapere che lo farà, porci nelle condizioni di avvertire il resto del mondo e “metterci d’accordo” con il nostro compagno.
Tempo e spazio, due fattori importanti per il benessere del cane e dell’umano?
Sì: sono due variabili che devono essere ben considerate. Spazio vuol dire capire che il cane ha bisogno di una “zona di comfort”, anche solo una copertina dove potersi prendere i suoi momenti. Un’intimità che non deve essere necessariamente condivisa: nelle case spesso questa “privacy” non gli viene concessa. Alla lunga così aumenta il livello di stress, dovuto alla necessità di contrattare continuamente con l’umano. I cani comunicano, chiaramente, il loro piacere e il loro disagio: sta a noi sapere osservare. E per il tempo, è vero che è molto importante quello passato all’esterno ma anche dare valore alle ore che spendiamo insieme in casa, facendo delle cose ma soprattutto lasciandogli tempi di riposo: un cane passa anche 14 ore a dormire.
L'intervista completa su Il Secolo XIX e La Stampa